Mi ricordo
di Mino Blunda
Paceco - una scacchiera bianca e nera,
bianche strade di pietra cilindrata,
quattro chiese baronali a guardia.
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Tetti, tegole muschiate, fazzoletti di terra,
alberelli di limoni, aranci una pergola,
panni stesi, carretti con le stanghe alzate.
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Convento di san Francesco,
caserma dei Reali Carabinieri,
a cavallo in coppia percorrono
i feudi fuori Paceco.
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Via XXVIII Ottobre - Municipio
locale a piano terra a destra,
il dazio: un piatto nero portalampada,
una lampadina maculata di cacatine di mosche,
una basculla, un tavolo una mazzetta di bollette.
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Via Roma - seduti su un sacco vuoto
a gambe aperte sul pietrisco,
davanti telai triangolari cornici di rete metallica,
a riparare dalle schegge delle pietre stritolate
dalle mazze dello spaccapietre.
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Una botte spartiacqua da un'asta forellata,
la macchina per cilindrare sale e scende
sul pietrisco compatta, frotte di ragazzini scappano al fischio ammonitore,
il guidatore occhialoni di latta e vetro regna.
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Santo Rocco, quadrivio sgambato
sei e mezzo del mattino,
la corriera di "Bosco - Manzo - Scuderi"
trasporta venditori d'uova,
pionieri coperti da un panno.
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Santo Rocco, sette e mezzo del mattino
l'autobus Ceirano,
grande cofano, grandi parafanghi, grandi fari,
si riempie di studenti affannati.
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Via Roma: un torello zigzagando trotterella,
una lunga fune avvolge collo e corna,
Jacu Ciru Colletta, forzuto mascotte del paese,
bestemmiando tira e governa
l'avvio verso la macellazione settimanale.
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Un biplano decollato
dal campo di aviazione di Milo
passa basso
all'abbeveratoio i carrettieri
trattengono gli animali inquieti.
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