LE BELLE PAGINE DEL BASKET A PACECO, di Salvatore Morselli
Chiedere ad un giornalista di scrivere sul filo della memoria di fatti vissuti in prima persona e che possono avere un minimo di interesse, se non storiografico, ma di quella che viene chiamata microstoria, è per il soggetto cui si avanza la richiesta di duplice effetto: da un lato, ne sollecita la vanità, in quanto gli si riconosce un ruolo che ha avuto nella microstoria da raccontare, dall'altro, lo si fa sentire "anziano", uomo che abbia quella età che può avere chi "racconta storie". Ecco, davanti alla richiesta avanzata dal comitato di redazione di questa rivista di "scrivere" note di storia sullo sport a Paceco, ha fatto nascere in me una sorta di conflitto; ma alla fine ho accettato, forse sollecitato dalla vanità che, non neghiamolo, è in tutti coloro che svolgono l'attività di cronista, che, nel vedere la propria firma sotto un pezzo giornalistico, hanno ancora quella emozione che solo chi la vive può comprendere. Eccomi quindi a ripercorrere, con la memoria, anni passati, più o meno vicini, per parlare della nascita e dello sviluppo del basket a faceco e sugli influssi che esso ha avuto anche nella vicina Trapani. E, chiaramente, una visione molto parziale, di quanto vissuto in prima persona, con una avvertenza: fatti e sensazioni, molto soggettivi, possono non essere condivisibili.
Parlare di basket a Paceco è parlare di cosa relativamente recente, anche se un pacecoto, Emanuele Lo Pinto, e un xittaro, Salvatore Fontana, appartengono a quella categoria di pionieri che iniziarono in provincia di Trapani a praticare questo sport di importazione statunitense. A loro Paceco deve molto, per lo sviluppo di questa pratica sportiva.
Il primo, che fu anche dirigente di società cestistiche, agli inizi, se la memoria non mi inganna, scese anche in campo. Il secondo continua tuttora a calcare i parquet, anche se trova a Trapani la sua nuova linfa di preparatore delle nuove generazioni.
A questi due si affiancano altre figure di rilievo, ed in particolare il dottor Francesco Tartamella, che della Pallacanestro Paceco fu presidente, contagiato dai figli (Michelangela, elemento valido della Velo Trapani, Antonio, pivottone a Paceco ed a Trapani, Peppe, sino a due anni or sono fischietto di serie C).
Ma pochi ricordano la prima partita ufficiale di basket a Paceco: si svolse nel corso di una festa dello studente, nel 1966. A disputarsi la vittoria le formazioni del ragioneria, del magistrale, del classico e del geometri/scientifico. Ricordo che si giocò in piazza Vittorio Emanuele, con le linee tracciate dagli stessi giocatori (copiando un vademecum della Federazione) e con i canestri che erano quelli a bastone con il cesto nella parte alta, senza tabelloni (allora a Paceco non esistevano).
Il primo tempo della partita classico-geometri/scientifico, finalissima, si chiuse sull'l a 1. In campo, oltre al sottoscritto che giocò poco sia perché scarso, sia perché, ginnasiale, pagava lo scotto del noviziato, Salvatore Bongiorno, Alberto Barbata, Mario Genna, Silvio Caronia, Nino e Nicola Giammetta, Vito Samannà, Nicola Novara, Piero Leo, Salvatore Simone, Gaspare Barbata, ed altri che non ricordo ed ai quali chiedo scusa.
Fu l'inizio del basket a Paceco: l'anno dopo, sull'onda del successo ottenuto, si diede il via ai tornei estivi e, per equilibrare le squadre, si dividevano i giocatori per fasce di abilità e si procedeva al sorteggio. Tra i giocatori più ambiti, oltre ad alcuni dei già citati che avevano "esperienza" e centimetri, anche i figli dell'allora maresciallo dei carabinieri di Paceco, di cui mi sfugge il nome, e che furono i primi "stranieri" ammessi al torneo.
Venne poi il tempo dei tornei estivi di maggiore spessore, nacque il "Torneo Giammetta", intitolato alla memoria di Ciccio Giammetta, organizzato dall'Aics di Trapani e che vedeva ogni sera la piazza di Paceco gremita di tifosi ed appassionati, molti giunti da Trapani e da altre città della provincia. Paceco era il punto di riferimento del basket estivo in Sicilia occidentale, e l'Aics lo comprese tanto che abbinò, al torneo locale, quadrangolari con formazioni di serie superiore e fece scendere in campo anche le ragazze della Velo.
Un formidabile battagc promopubblicitario: il basket decollò e ai primi anni Settanta Salvatore Fontana e il maestro Filippo Peralta presentano una formazione di ragazzini, dodici, tredici anni, preparati davanti casa in un cortile dove era stato installato un cerchio che fungeva da canestro. I ragazzini conquistarono i favori del pubblico sia per la tenerezza che ispiravano sia per il gioco veloce ed il tiro preciso (ore ed ore ad allenarsi), e si imposero nel torneo estivo. Tra loro Salvatore Ernandez, i fratelli Peralta, Giuseppe Barraco, Ciccio Ligiato, Peppe Coppola, che in inverno iniziarono a viaggiare alla volta di Trapani, tesserati per l'Edera, dove formarono gruppo con Andrea Magaddino, Puccio Salone, l'altro Peppe Barraco (poi approdato in Serie A a Siena), dando vita alla migliore formazione giovanile che Trapani abbia avuto dal 1960 in avanti. Autore di questo trasloco, Turiddu Fontana, che sempre e tanto ha dato al basket e da cui meno ha avuto.
Nel frattempo continuavano i tornei estivi, sino a che Paceco non decise di crearsi una struttura autonoma di basket, e la fece con la Cronos di Giovanni Sardo e Giovanni Martinico, società che curò il minibasket e che ottenne risultati davvero apprezzabili visto che nel 1972 vinse la fase regionale e approdò alla fase nazionale a Venezia con le ragazze, con Patrizia Valenti, oggi avvocato, e con i ragazzi, con Pippo Galia, destinato a diventare arbitro di punta del gruppo pacecoto che negli anni Ottanta costituiva l'ossatura del Gruppo arbitri in provincia, superiore a quello trapanese, marsalese e alcamese.
E con gli anni Ottanta inizia la nuova era del basket a Paceco: nasce la Pallacanestro Paceco, da una costola della Polisportiva Paceco, ed ha in Mario Genna, Ciccio Rapisardi e Ciccio Tartamella i primi presidenti, per passare poi a Nino Lentini, rompiscatole quanto si vuole, ma appassionato e infaticabile, e Gaspare Barbata, via via attraverso l'esperienza di Giovanni Vinci e Vito Oddo a Salvatore Alestra. Arriva a Paceco Puccio Salone che completa l'organico dei locali Salvatore Napoli, Peppe Pantaleo, Enzo Pizzolato, Maurizio Morselli, Leonardo Cipponeri ed altri.
Si inizia dalla Promozione e si vince subito, prima gara, vittoriosa, del campionato, in casa della favorita, la Virtus Alcamo (oggi Sicilgesso). È un crescendo, sono epiche le gare con l'Adi Marsala del pivot Ciccio Pipitone (che poi sarà anni a Paceco) e con le alcamesi, ma imbattuti si va in serie D. Una serie D che non è quella odierna: il campionato comprende squadre dell'intera Sicilia occidentale.
Arriva alla guida della squadra Pippo Azzolina, che ama ricordare come il sottoscritto lo definisse "discusso e discutibile", ma certamente coach di valore. Si vince ancora il torneo, si parla di basket in ogni dove, si cena a casa di coach Pippo con la verdura portata da Nino Lentini. Frugali i pasti, ma ricco il menu cestistico. La squadra viene potenziata: arriva a mezzo servizio (gioca in A2 di volley con il Montuori Palermo) Enzo Lo Pinto, attuale capitano. La gara che vale la serie C si gioca di sabato, contro l'Agrigento e Lo Pinto è impegnato a Palermo in A2. Due dirigenti vanno a Palermo in auto, attendono la fine della gara e via verso Trapani, in una Palermo bloccata per la visita del Papa. Allora non c'erano i telefonini, ed ad ogni cabina ci si fermava per sapere il risultato della gara a Trapani (si giocava alla Dante Alighieri, a Paceco mancava l'impianto coperto).
L'intervallo tra il primo ed il secondo tempo veniva prolungato dai dirigenti sino al massimo consentito dal regolamento, per consentire, cosa che successe, a Lo Pinto di giungere in tempo per la seconda frazione di gioco.
Via, partita vinta e promozione in serie C. Sono gli anni più belli del basket pacecoto, che trova credito anche fuori Sicilia. In serie C si gioca in Calabria, in Basilicata (Potenza), in Campania (Pozzuoli). Azzolina non c'è più, arriva Rino Monaco e con lui arrivano giocatori di esperienza che diventano pacecoti di adozione, da Andrea e Nicola Magaddino a Paolo Mollura, giungono due giocatori da fuori, Roberto Blazic e Luca Martini, che qui troveranno affetto anche muliebre, sposandosi il primo a Paceco ed il secondo a Trapani.
Una annata ottima, salvezza raggiunta facilmente, poi Martini torna a Livorno, Blazic emigra a Marsala in B. Diesse del Paceco è Peppe Peralta, per qualcuno scorbutico, ma con buoni agganci tra i direttori sportivi (amico tra gli altri di Andrea Fadini, anni dopo direttore generale della Pallacanestro Trapani in serie A).
Paceco cerca giocatori fuori, arrivano alcuni che lasceranno il segno; la società, presa dalla voglia di fare sempre meglio, spende e sfiora B in un drammatico spareggio per la promozione a Capo D'Orlando, contro il Palermo.
E una sconfìtta con onore, ed è, paradossalmente, la fortuna della Pallacanestro Paceco. Il Palermo, infatti, scomparirà dalla scena cestistica (ora è in serie C2), mentre Paceco resiste impavida da circa quindici anni in serie C1. Il resto è cronaca di questi giorni: il passaggio della presidenza a Salvatore Alestra, la politica della lesina, magari non esaltante, ma che ha consentito di azzerare la situazione debitoria fattasi pesante, la creazione di una nuova squadra con giocatori locali e non, ma che locali ormai anche loro si sentono.
C'è una palestra con un ottimo parquet, un impianto luci invidiabile e che ha portato Paceco ad essere scelta per la disputa di un girone della fase finale del campionato nazionale juniores, la più importante manifestazione sportiva cestistica dopo il campionato di serie A (sul campo giocatori del calibro di Ambrassa, Rombaldoni, Portaluppi, etc.). Insomma, ci sono tutti i presupposti per una ulteriore crescita di questo sport in paese. Ma quanta acqua è passata sotto i ponti da quel giorno del 1966, da quando due canestri con una base rotonda e senza tabellone vennero issati in piazza. A pensarci, viene il magone, anche se "panta rei", tutto scorre, dicevano i filosofi greci, che si riferivano, chiaramente, anche al tempo. E che scorra pure, se lascia ricordi belli come questi.
SALVATORE MORSELLI
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