
LUIGI CLEMENTE
PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO
- Articolo tratto da Paceco diciannove - Edizioni La Koinè della Collina - Litotipografia Abate Paceco - gennaio 2015, pag. 68.
- Un fatto più volte raccontato allo scrivente dalla propria madre, relativo al ritorno del marito a Pescasseroli, il paese dove (dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943) arrivò sbandato e fu salvato da una famiglia.
1984: venticinquesimo anno di matrimonio, come festeggiare? Gli sposini concordano per un bell’itinerario in macchina abbracciante pure le tappe del viaggio di nozze (Palermo, Napoli, Capri, Roma, Firenze): ogni sosta aspirava ad essere un flashback; ultima tappa – in Abruzzo - laddove l’uomo era vissuto, sbandato, dopo l’otto settembre del ’43 [i].
Di ritorno, sulla strada per Pescasseroli, lui riconosce i territori che aveva percorso tanti anni prima e dove si nascondeva per scampare alla cattura dei tedeschi (non più alleati): il fiume Nera, che aveva guadato con grande paura (non sapeva nuotare) e diversi altri luoghi. Giunti sul posto, nell’incantevole Parco nazionale d’Abruzzo, vanno alla ricerca della famiglia che lo aveva salvato da morte certa celandolo nell’ovile ai rastrellamenti e portandogli il cibo di nascosto tramite una loro figlia piccolina. Dopo tanto cercare incontrano una signora e le chiedono dove possono trovare quella famiglia. La signora ne chiede il motivo. Lui le espone le ragioni della desiderosa ricerca. La signora è una componente di quella famiglia. Ci dice che il suo papà non c’era più e la mamma sarebbe stata sicuramente felicissima di rivederlo, giacché in tutti questi anni si era sempre costantemente chiesta: che ne sarà stato di quel ragazzo di Paceco, si sarà salvato? La donna conduce la coppia. L’incontro con l’anziana madre è straordinariamente commovente! La signora lo abbraccia piangendo. “Figlio mio, figlio mio, figlio mio. Ti sei salvato”. Lui si inginocchia, poggia la testa sulle sue ginocchia e piangendo anch’egli le dimostra con trasporto tutta la sua gratitudine. Parlano, le parole scorrono a fiumi, ricordano quel brutto periodo, quanta ansia aveva lei per quel ragazzo che, dall’estremo occidente siciliano, era arrivato a Pescasseroli stanco, smunto, impaurito. Lui non scorderà mai che quella santa donna lo aveva aiutato con generosità e cuore sottoponendo se stessa e tutta la sua famiglia a grave rischio. Lui le chiede di quella sua piccolina che portava a lui, rintanato nell’ovile, il cibo di nascosto. La bambina, ormai donna, era coniugata e già mamma di due bambini, ed era andata via appena mezz’ora prima per ritornare a Napoli, dove risiedeva. Chiede allora dell’altro figlio, che a quel tempo frequentava il seminario perché voleva diventare prete. Non si era accorto che in fondo alla stanza un uomo lo guardava commosso. Sono io quel ragazzo: non sono più diventato prete: dopo quella guerra, ho cambiato idea. Si abbracciano entrambi con il groppo alla gola. E’ sera, è ora di andare. Si salutano tutti abbracciandosi ancora con tanta tenerezza. Il ricordo del viaggio accompagnò la coppia lungo il tragitto verso casa, e per tutta la loro restante vita in comune.
Paceco, 23 luglio 2014
Luigi Clemente
[i] L’annuncio dell’armistizio colse del tutto impreparate e lasciò quasi prive di direttive le forze armate italiane. Mentre avveniva il totale sbandamento delle stesse, i tedeschi fecero scattare l’”Operazione Achse” (Asse - secondo i piani già predisposti sin dal 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini) occupando tutti i centri nevralgici del territorio italiano fino a Roma, sbaragliando ovunque l’esercito italiano: la maggior parte delle truppe fu fatta prigioniera e venne mandata nei campi di concentramento in Germania, mentre il resto andava allo sbando e tentava di rientrare al proprio domicilio. Di questi ultimi, chi per motivi ideologici, o per opportunità, si diede alla macchia oppure andò a costituire i primi nuclei del movimento partigiano della resistenza italiana. [fonte Wikipedia]