Il pellegrino arabo
Nell’anno scolastico 2005-2006 la mia scuola, l’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Salvatore Calvino”, ha organizzato e portato a termine un’interessante attività extra-curriculare in Tunisia, all’interno del progetto “Tunisi. Specchio per Trapani?” (finanziato dalle imprese del territorio, tra cui la B.C.C. “Sen. P. Grammatico”). Il progetto, a cui ho partecipato, ha coinvolto i nostri migliori studenti di quarta in stage aziendale presso l’Ambasciata italiana, l’Unione europea… Visti i lusinghieri esiti dell’iniziativa didattica, con l’intenzione e l’auspicio di ripeterla anche in futuro, la scuola ha quest’anno attivato due corsi di lingua e cultura araba, per studenti e docenti del Calvino ed esterni.
Spero di fare cosa gradita pubblicando su “Paceco” uno dei materiali didattici che è stato fornito a noi corsisti. Si tratta della cronaca di un pellegrino arabo-andaluso (Ibn Jubair) che nel 1185 (periodo normanno), proveniente da Palermo, si ferma ad Alcamo (Alqamah) e arriva a Trapani (Itrabinis) per poi salpare verso ponente.
Paceco sarebbe stata fondata più di quattro secoli dopo.
Paceco, 30 ottobre 2006
Luigi Clemente
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<omissis>
Siamo rimasi in questa città [Palermo, ndr] sette giorni, in uno degli alberghi dove sogliono dimorare i Musulmani, e siam partiti la mattina del venerdì, ventidue di questo santo mese e ventotto del mese di dicembre, per la città di Trapani; a fin [di trovare] due navi, una delle quali dee salpare per la Spagna e l'altra per Ceuta; su la quale [ultima nave] noi andammo [già] in Alessandria, ed entrambe recavano pellegrini e mercatanti musulmani.
Noi percorrevamo un séguito non interrotto di villaggi e di masserie e vedevamo de' cólti e de' seminati che mai non ci erano occorsi terreni sì fertili, sì generosi e sì vasti: onde li paragonammo a que' della Campania di Cordova, se pur questi [di Sicilia] non son più feraci e più forti. Ci riposammo in viaggio, per una sola notte, in un paese che si addimanda cAlqamah (Alcamo): grande, opulento, [provveduto di] un mercato e di moschee; essendo tutti musulmani gli abitatori di esso, al par che quelli delle masserie che giacciono su questa strada. Ci partimmo d'Alcamo a punta di giorno, il ventitrè di questo santo mese e ventinove dicembre. Dopo un breve tratto di via, passammo presso il castello detto Hisn 'al Hammah (il castello dell'acqua termale), grosso paese con molti bagni. Iddio ha fatto qui scaturire delle polle dal suolo e le ha fatte correre con tali elementi che il corpo umano le soffre a mala pena; sì forte n'è il calore. Passando accanto ad una di queste sorgenti che [occorre] su la strada, smontammo di cavallo e ci ricreammo con un bagno. Giunti a Trapani il dopopranzo del medesimo giorno, prendemmo albergo in una stanza affittata [a bella posta].
§ 7. Ricordi della città di Trapani nell'isola di Sicilia, che Iddio la renda [a' Musulmani]
Questa città è poco spaziosa, ha dimensioni non grandi, è cinta di mura, bianca come una colomba. Il suo porto [va noverato] tra' più belli e comodi a' navigli: e perciò lo frequentano i Rúm, sopratutto que' che debbono far vela per la costiera d'Affrica13 Invero tra questa città e Tunis non è che un giorno e una notte di viaggio, il quale tragitto si fa sempre, state e inverno; e quando spira vento favorevole, non è che una tirata. Qui v'ha de' mercati, de' bagni e quanti comodi [si posson trovare] nelle città; quantunque Trapani [sembri] il trastullo delle onde, perocché il mare la circonda da tre lati, e la comunicazione con la terra avanza da un posto solo, molto angusto. D'ogni altra banda il pelago spalanca la bocca per inghiottir la città: ed [anche] gli abitatori pensano che il mare inevitabilmente la occuperà, e che soltanto potrà avvenir che si prolunghi il termine de' suoi giorni. [Del rimanente] nessun sa l'avvenire, fuorché il sommo Iddio.
Prospera e agiata è Trapani pel buon prezzo delle cose, possedendo vasto territorio e coltivato. Gli abitatori son musulmani e cristiani: ciascuna delle due sette ha i suoi [tempii], moschee e chiese. A picciol tratto dall'istmo, verso levante con declinazione a tramontana, sorge un gran monte, altissimo, vasto, sormontato da una rupe che spiccasi dal resto. Su la rupe è un fortalizio dei Rúm, al quale si passa dalla montagna per un ponte: contiguo poi al fortalizio dalla parte della montagna giace un grosso paese [abitato anche] dai Rúm. Si dice che qui le donne sian le più belle dell'isola tutta: che Dio le renda cattive de' Musulmani! In questo monte son delle vigne e de' seminati: ci fu detto poi che vi scaturiscono da quattrocento sorgenti d'acqua. Chiamasi Gabal Hàmid (il monte di Hàmid). La salita è agevole da un lato soltanto: e però pensano [i Cristiani] che da questo monte dipenda, se Dio voglia, il conquisto dell'isola: e non c'è modo che vi lascin salire un Musulmano. Per lo stesso motivo hanno munito benissimo questo fomidabile fortalizio. Al primo romor di pericoli, vi metterebbero in salvo le donne; taglierebbero il ponte, ed un gran fosso li separerebbe da chi si trovasse nella contigua sommità del monte. Maraviglioso è questo paese [per varie qualità sue], tra le altre perché possiede la gran copia di sorgenti d'acqua a che abbiamo accennato; quando Trapani, [laggiù] nella pianura, non ha altra acqua che di un pozzo [ed anche] lontano. Que' delle case in città, poco profondi, dan tutti dell'acqua salmastra, da non potersi mandar giù.
Abbiam trovate in Trapani le due navi che partono per ponente. Noi speriamo, se Dio vuole, di imbarcarci in una di esse, quella appunto che va in Spagna: che Iddio per la sua bontà ci protegga col solito suo favore! A ponente di Trapani, discosto due parasanche all'incirca, giacciono tre isole, piccole e vicine tra loro; delle quali una si addimanda Malitimah (Marettimo), l'altra Yàbisah (Levanzo) e la terza 'ar Ràhib ("Il romito", Favignana), così detta da un romito dimorante su la sommità, in una specie di castello che v'ha. Questo offre luogo d'agguato a' nemici. Le altre due isole sono disabitate: in questa non vive se non che il monaco suddetto.
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· Brano tratto dal libro
Viaggiatori arabi nella Sicilia medievale - Michele Amari, EDI.BI.SI editore, 2003, pagg. 60-63.
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